Tutti amiamo i nuovi capi d’abbigliamento, ma forse non sappiamo che l’attività della rigenerazione tessile produce in quantità maggiore, rispetto ad altri settori, la materia prima e seconda del settore dell’abbigliamento. I tipici contenitori all’interno delle nostre città dentro cui buttiamo i vestiti vecchi, sono il principale riferimento per i cittadini per la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Nella nostra nazione, negli ultimi anni, sono stati esportati ben 150 chilotoni, che corrispondono a 1.500.000 tonnellate di rifiuti tessili, ovvero 25 kg di rifiuti per abitante. Ma cosa succede a questi tessuti una volta entrati all’interno del cassonetto? Magliette, camicie, scarpe e accessori usati in Italia vengono raccolti attraverso i cassonetti che appartengono ad aziende registrate come gestori dell’ambiente. L’associazione nazionale dei Comuni italiani entra in sinergia con queste aziende e con l’associazione nazionale abiti e accessori usati. Tutte queste realtà rappresentano il grande insieme di imprese e cooperative che supportano e assistono la raccolta differenziata e la ri-commercializzazione e lavorazione dei rifiuti tessili.
Riciclo industriale dei vecchi tessuti
Al settore del riciclo industriale, è dedicato all’incirca il 29% dei vestiti buttati via attraverso i famosi contenitori. Secondo diversi report stilati dalle associazioni che si occupano della raccolta, la destinazione principale riguarda il pezzame industriale e le relative imbottiture. Scendendo nella classifica, al secondo posto troviamo la sfilacciatura, ovvero l’attività di base per la rinascita dei cenci. Quando si parla di produzione di pezzame ad uso industriale, ci si riferisce agli oggetti che verranno impiegati per la pulizia domestica e industriale. Oltre a questo settore però, il riciclo tessile comprende anche la filatura delle fibre tessili che un giorno diventeranno isolanti acustici o addirittura termici.
Il riciclaggio ha quindi un ruolo chiave in quella che si definisce economia circolare, perché necessita a livello globale. Alla luce di questa presa di coscienza è nata l’associazione tessile riciclato italiano, che tutela il tessile riciclato nella nostra nazione.
Il riutilizzo
In Italia il 68% dei rifiuti tessili è finalizzato alla rinascita. I tessuti, una volta rinati, vendono inseriti nuovamente nel flusso commerciale e riutilizzato principalmente dai mercati esteri. Ovviamente affinché gli abiti possano dirsi riutilizzabili e nuovamente idonei devono oltrepassare tre steps:
1) Una prima selezione, per capire quali sono i capi finalizzati al riutilizzo e quali al riciclo;
2) Una seconda selezione, manuale per separare gli indumenti su base qualitativa;
3) L’Igenizzazione dei capi, sulla base della legge in termini di commercializzazione.
Il mondo dei rifiuti è un mondo complesso e non riguarda esclusivamente i tessuti. Tante sono le tipologie di rifiuto con cui le aziende italiane hanno a che fare. Per questo motivo viene stilato il mud, un modello di dichiarazione dedicato propria alla produzione dei rifiuti di una realtà. Clicca qui se vuoi saperne di più e, soprattutto se devi a breve presentare il modello unico di dichiarazione ambientale.