Milioni di ragazzi in Medio Oriente e Nord Africa non vanno a scuola
Settembre tempo di scuola. In tutto il mondo (o quasi) i ragazzi, terminate le vacanze, fanno ritorno nei banchi. Eppure in Medio Oriente e in Nord Africa, milioni di bambini e giovani restano fuori dalla formazione scolastica.
Secondo i dati forniti da Unicef, sono circa 9,3 milioni i ragazzi fra i 15 e i 17 anni che non avranno la fortuna di potersi formare in una scuola. Un terzo di loro, circa 3 milioni, non si può iscrivere a seguito dei conflitti in atto in Siria, Iraq e Yemen che hanno distrutto almeno 2160 strutture scolastiche.
Le diseguaglianze nell’accesso all’istruzione in Medio Oriente e Nord Africa persistono e sono direttamente proporzionali alla povertà che colpisce larghissimi strati della popolazione. Per aiutare le famiglie i ragazzi sono avviati al lavoro in età molto giovane, mentre le ragazze, doppiamente discriminate, vengono obbligate a matrimoni precoci e comandati.
Questa situazione genera una generale qualità dell’istruzione molto bassa. I programmi di studio sono obsoleti e la didattica è fortemente incentrata sulle capacità del singolo insegnante. Gli apprendimenti sono per lo più meccanici e basati sulla sterile memorizzazione di concetti. Solo la metà di tutti gli studenti riesce a raggiungere livelli di base come leggere, scrivere e far di conto. Tutto questo non consente ai ragazzi di acquisire quelle competenze necessarie l’apprendimento continuo e permanente, prerequisito fondamentale anche per sviluppare la cittadinanza attiva.
La mancata corrispondenza tra le competenze acquisite da coloro che studiano e quelle richieste dal mercato del lavoro sta aggravando la disoccupazione giovanile, con fortissime ripercussioni sull’economia generale.
La soluzione alle povertà e la risoluzione dei conflitti passano da un potenziamento organico dell’Istruzione, mattone fondamentale per lo sviluppo di una società civile, libera e democratica.
Antonio Curci