Dove c’è guerra e povertà arrivano “I Giullari senza frontiere”
Portare un sorriso laddove è passata la morte. Questa è la missione de I Giullari senza Frontiere, un gruppo di giocolieri, clown e acrobati italiani che hanno scelto di portare la magia della comicità, con spirito di avventura, proprio nei posti segnati da un passato di guerra o afflitti dalla piaga della povertà più estrema.
I Giullari senza Frontiere muovono tutta la loro attività nel segno del volontariato e della solidarietà, accollandosi, grazie all’autofinanziamento, anche le spese per sostenere l’attività dell’associazione.
Sono uomini e donne riconoscibili da una divisa a strisce bianche e nere e con un sorriso stampato sulle labbra. Sono stati in Mozambico, nell Bengala, in Etiopia, sul Mekong, nei villaggi poverissimi del Brasile, in Messico, in Albania, in Moldavia e Ucraina, in India, nel Laos, in Marocco. L’ultima avventura l’hanno vissuta nello Sri Lanka dove ancora sono visibili i segni lasciati dallo tsunami e dal conflitto fra lealisti e guerriglieri Tamil.
Ogni viaggio rappresenta per I Giullari un’occasione per incontrare una cultura differente nel segno della libertà e della gioia. Comunicano con gli abitanti dei posti che visitano attraverso i loro spettacoli, attuando una cooperazione sganciata dal denaro.
Molti operatori si muovono portandosi dietro l’intera famiglia. Il loro compito non è soltanto quello di esibirsi per far rinascere un sorriso a gente che ha patito le pene dell’inferno. La loro opera va oltre: insegnano agli indigeni le arti circensi in modo da contagiare i popoli col il virus del buon umore. Molti dei ragazzi formati dai Giullari sono diventati a loro volta portatori di felicità. La formazione di ragazzi e operatori è infatti un elemento fondamentale del progetto dei Giullari che credono fermamente nel potere del sorriso e del buon umore.
I Giullari, che si scontrano nei loro viaggi con realtà sociali davvero allucinanti, non hanno soldi da offrire, ma solo sorrisi. La gioia più grande che sperimentano è quella di essere circondati durante i loro spettacoli da tutti gli abitanti del villaggio nel quale si sono fermati e vederli ridere tutti insieme, facendo così riscoprire loro identità collettiva e senso di appartenenza. Anche in situazioni di povertà estrema e di deprivazione sociale, la scintilla della vita è in grado sempre di riaccendere il fuoco della speranza.
Antonio Curci